Come avevamo preannunciato nella comunicazione della mancata designazione da parte della Commissione italiana per l’Unesco alla candidatura di Castelbuono, abbiamo sentito il sindaco Mario Cicero per intervistarlo sull’argomento.
«C’è amarezza per il risultato ma non per il nostro operato. Abbiamo seguito le linee guide del bando dando risalto alle capacità della comunità castelbuonese e territoriale delle Madonie che avrebbero meritato questo prestigioso riconoscimento». Così il sindaco castelbuonese sintetizza il risultato che ha escluso Castelbuono dal superamento dello step italiano per la candidatura a Città Creativa Unesco per la gastronomia.
Un percorso lungo e ricco di impegni ha accompagnato la partecipazione del comune madonita alla prestigiosa corsa verso un riconoscimento che l’avrebbe proiettata con maggiore visibilità nel gotha del turismo internazionale.
Da un primo esame delle candidature e delle scelte emerge un dato che ci lascia perplessi. Delle quattro partecipanti nel settore della gastronomia, tre città sono rappresentate e governate da amministrazioni di centrosinistra mente una sola dal centrodestra, e quest’ultima ha prevalso sulle altre lasciando aperto il pensiero che possa anche essersi trattato di una scelta politica. Chiediamo un’analisi di questo nostro pensiero al sindaco Cicero. «Sì, sembra proprio che sia stata più una scelta politica che altro». Incalziamo sull’argomento ricordando la conferenza stampa al Senato dove il presidente Ignazio La Russa si era espresso con lusinghiere affermazioni a favore di Castelbuono dicendo testualmente: «Qualità, tradizione, lavoro. Castelbuono ha tutto questo, è facile per le Istituzioni stare vicino ai suoi prodotti e alla sua volontà di essere un’eccellenza mondiale». Così si era espresso il presidente del Senato in occasione della conferenza di presentazione della “Candidatura di Castelbuono al circuito delle Città Creative Unesco”. «É vero – dice Cicero – tutti abbiamo ascoltato quelle sue belle parole sulla nostra candidatura. Ma a conferma che qualcosa politicamente può essere accaduto, a ridosso della decisione Unesco, posso dire che negli ultimi tempi sia lui che tutto lo staff politico di Fratelli d’Italia non ci ha più ascoltati anche non rispondendo alle nostre chiamate telefoniche».
Fa rabbia vedere sfuggire un risultato in questo modo. «Nel nostro dossier di candidatura abbiamo rispettato tutti i requisiti richiesti con particolare attenzione alle buone pratiche dettate dagli obiettivi di Agenda 2030 e mettendo sul piatto della bilancia eccellenze territoriali legate al mondo della gastronomia di primaria importanza. Però ha prevalso la linea della visibilità di chef stellati, di impatto mediatico come Masterchef, a danno di un comparto di produzione mondiale e di grandi riconoscimenti internazionali come l’azienda Fiasconaro e di prodotti naturali della terra ricchi di tradizione e unicità come la manna e le erbe spontanee. Non si può premiare la linea degli chef stellati e della sola ristorazione a discapito delle buone pratiche sulla gastronomia dettate proprio nella filosofia delle città creative Unesco».
Adesso tutto rischia di finire, di non avere quel futuro che si era progettato. «No, – prosegue il primo cittadino castelbuonese – assicuro che continueremo a portare avanti le buone pratiche ched abbiamo inserito nel nostro dossier, anche con collaborazioni internazionali come avevamo avviato con l’Egitto per la produzione del dattero».
E chissà che da cosa non nasca qualcos’altro che possa avere ricadute altrettanto positive per Castelbuono.