Un momento di confronto tra istituzioni che lascia presto spazio a un grido d’allarme, per un 2023 fortemente condizionato dall’aumento dei prezzi e dal cambiamento climatico: la 14esima edizione de ‘L’isola del tesoliò, promossa e organizzata dal Consorzio filiera olivicolo (Cofiol), rivolge così un occhio al passato e uno al futuro, per condurre l’olio siciliano verso nuove vette attraverso la ricerca, l’innovazione e la sperimentazione. Alla kermesse, tenutasi allo Splendid Hotel La Torre a Palermo, hanno partecipato tra gli altri l’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, l’assessore comunale al Turismo Alessandro Anello, l’imprenditore olivicolo Manfredi Barbera e il presidente di Federolio Francesco Tabano.
E’ quest’ultimo a tracciare un quadro drammatico sul piano produttivo, sottolineando come “la situazione climatica del bacino del Mediterraneo ha fatto sì che nel 2023 la produzione di olio fosse estremamente scadente: sentiamo spesso dire che un buon olio non può costare al di sotto di una certa cifra, ma negli ultimi tempi stiamo assistendo ad annate in cui c’è poco prodotto e spesso neanche buonissimo”. Tabano evidenzia poi il paradosso per cui “quando il prodotto è quantitativamente limitato le percentuali di rischio di attacco da parte dei parassiti sono superiori, ma di fatto essendoci poco olio il prezzo va alle stelle. Quando invece c’è una grandissima produzione con prodotti qualitativamente superiori magari il prezzo cala: il paradosso è proprio avere sul mercato prezzi alti per prodotti di scarsa qualità e prezzi bassi con alta qualità”.
La soluzione per il presidente di Federolio può arrivare solo “lavorando di filiera, a partire dalla risoluzione del problema idrico che è un fattore non più stagionale ma strutturale. Non possiamo avere annate da tre milioni di tonnellate e annate da due, perchè questo porta scompensi sul mercato. L’industria italiana è stata bravissima negli ultimi quarant’anni ad avvicinare un alto numero di famiglie al consumo di olio, ma con i prezzi di oggi molti si allontanano dall’olio extravergine per andare su prodotti meno nobili”.
Barbera si sofferma sulle conseguenze tremende del cambiamento climatico: “Questo caldo eccessivo che si protrae dall’inizio dell’anno scorso ha determinato il bruciarsi della fioritura, con un calo produttivo di oltre il 50%. Se non piove gli alberi neanche faranno i fiori per l’anno prossimo e ciò significa non avere produzione: già i prezzi sono più che raddoppiati, tra qualche mese rischiamo di dover comprare l’olio come il Dom Pèrignon. Da parte nostra abbiamo fatto il primo impianto di oliveto moderno, che funziona attraverso un grande lago che fa da riserva idrica così nel momento in cui ci vuole irrigazione di soccorso possiamo provvedere”. L’aumento dei prezzi è allarmante nella misura in cui “stiamo perdendo quote di consumo: un consumatore abituato a comprare un litro d’olio a 5-6 euro oggi lo trova a 13-15 euro. La gente purtroppo sta tornando indietro, verso gli oli di semi”.
A tracciare una possibile risposta della politica è Sammartino, il quale spiega come “la Regione sta investendo non solo nella filiera produttiva, ma anche nel bando dei frantoi per mettere al centro la meccanizzazione e rendere l’olio siciliano più adeguato alle sfide che lo attendono: è fondamentale sia scalare i mercati sia posizionarsi su un prezzo che possa rendere redditizio il lavoro di agricoltori e trasformatori. Grazie all’introduzione dei bandi si crea ricchezza e redditività intorno al prodotto: la filiera olivicola è un esempio di come i nostri produttori stanno riuscendo a mantenere il ciclo produttivo, ma anche a inorgoglire i mercati nazionali e internazionali”. L’intervento, aggiunge il vicepresidente regionale, è coordinato “con il governo nazionale, con misure apposite in legge di stabilità per venire incontro alle esigenze degli agricoltori e accompagnarli nel percorso di innovazione tecnologica e culturale. Il 2023 è stato un anno complicato per ciclo del tempo e cambiamento climatico, in più la bolla eccessiva di calore ha modificato quantità e qualità delle nostre produzioni: tuttavia abbiamo all’orizzonte un periodo florido, perchè nel mercato internazionale l’olio siciliano va alla grande”.