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É arrivata la conferma scientifica: il Chiurlottello è estinto. Al Museo Minà Palumbo un raro esemplare

“Putroppo vi devo dare questa brutta notizia il Chiurlottello e’ stato dichiarato ufficialmente estinto”. Così l’esperto Francesco Toscano scrive sul suo profilo Facebook. Le notizie che si hanno dicono che i ricercatori sono giunti alla conclusione che il Chiurlottello è estinto con il 96% delle probabilità. È la prima specie di uccello di tre continenti diversi (Asia, Africa ed Europa) a estinguersi. Le cause sono prettamente antropiche.

A seguire quanto Toscano aveva scritto sull’esemplare del Chiurlottello presente al Museo Francesco Minà Palumbo.

Al Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo di Castelbuono ritrovamento di una rarissima specie ornitologica all’interno della collezione A. Venchierutti. Si tratta del Chiurlottello (Numenius tenuirostris, Vieillot 1817)

Al Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo di Castelbuono è esposta la collezione di vertebrati A.Venchierutti (1923-2002), composta da circa duecento esemplari, prevalentemente uccelli, raccolti nelle Madonie ed in alcune zone della Sicilia. Nell’ambito di tale collezione è stata rinvenuta una rarissima specie ornitologica.

Questo interessante ritrovamento è dovuto all’ornitologo Dott. Andrea Corso, che visitando il Museo si è accorto della presenza di questo esemplare, il Chiurlottello un uccello limicolo che fa parte della famiglia degli scolopacidi. Cerchiamo di conoscerlo meglio, il Chiurlottello (Numenius tenuirostris) oggi è la specie più rara e misteriosa presente nel Paleartico occidentale. Secondo l’International Union for Conservation of Nature (IUCN) è una delle cinque specie europee ‘Critically Endangered’ specie ad alto rischio di estinzione.

Un esemplare raccolto in Egitto, fu descritto per la prima volta nel lontano 1817 da Vieillot. Il nido di Chiurlottello venne trovato e fotografato solo 97 anni dopo, nel 1914 in Siberia dall’ornitologo Ushakov. Il Chiurlottello fa parte di un gruppo di uccelli chiamati limicoli perché vivono in habitat costieri dalle acque poco profonde come spiagge e lagune sebbene sia possibile vederli anche in altri ambienti legati all’acqua come paludi, prati allagati, acquitrini e anche saline; si nutre di una grande varietà di invertebrati tra cui vermi policheti, crostacei e molluschi. Negli anni successivi venne osservato in varie località. Dagli anni 40 in poi, i cambiamenti del suo habitat e la caccia, causarono un forte decremento nella distribuzione della specie. Le segnalazioni di avvistamenti in tutto il mondo sono state sporadiche, nonostante le ricerche dei birdwatcher e dei collezionisti. Un tempo il Chiurlottello svernava regolarmente nel Mediterraneo e la sua presenza era frequente anche in Italia (Sicilia inclusa). Il Marocco era un’area privilegiata per lo svernamento, ma gli ultimi stormi di oltre 100 individui furono osservati nel gennaio 1964 nella Laguna di Puerto Cansado, Khnifiss (500-800 ind.) e nel dicembre 1974 nell’Oued Chebeika (123 ind.). Dal 1995 nell’ultimo sito di regolare svernamento conosciuto in Marocco, Merja Zerga, il Chiurlottello non viene più osservato.

Le ultime osservazioni di questa specie nel mondo risalgono al 1999, quando fu avvistato in Grecia e in Oman (tre giovani esemplari, testimonianza che in quell’anno la specie si era riprodotta). Caratteristica del suo piumaggio sono le macchiette scure a cuoricino nei fianchi, per il resto può essere confuso con un piccolo Chiurlo maggiore. Probabilmente questa specie si sarà già estinta o si estinguerà nel giro di pochissimi anni. Gli unici esemplari che possiamo ammirare sono in alcuni Musei del Mondo. L’esemplare custodito nel Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, molto probabilmente, fu catturato negli anni ’60-’70 nei dintorni di Cefalù e preparato dal tassidermista Miccichè, presso cui si riforniva spesso il Venchierutti. Naturalmente, al Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, sono esposte altre specie rare, facenti parte della stessa collezione, come il Gufo reale ormai scomparso in Sicilia, il Capovaccaio diffuso nelle Madonie fino alla fine del 900, l’Aquila reale, il Gracchio corallino, la Coturnice di sicilia var. Withakeri forma albina e tante altre rarità.

Francesco Toscano

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