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Una giornata particolare: novità strabilianti da una triangolazione Washington-Marsiglia-Roma

Da un bel po’ di tempo Aldo Cazzullo in tv ci presenta la sua “Giornata particolare”: il 5 febbraio scorso ci ha parlato della spedizione di Cristoforo Colombo con la scoperta dell’America… anche se egli era alla ricerca delle Indie.

E già…il 5 febbraio scorso… credo che il mondo di oggi abbia vissuto una attuale “giornata particolare” con eventi che potrebbero passare alla storia, anche se accaduti in località tanto lontane tra loro: alla Casa Bianca di Washington, all’Università di Aix-Marseille, a Roma nelle aule del Parlamento italiano.

Dove sta la “particolarità” del 5 febbraio 2025? Nelle dichiarazioni, nelle parole, nelle prospettive espresse da persone di Istituzioni importanti, che potrebbero portare a nuovi scenari socio-politici su scala globale.

Ma andiamo con ordine: l’incontro Trump-Netanyahudi Washington ha riguardato la questione mediorientale che in realtà ha un suo piano di pace risalente al secolo passato e alle relative Risoluzioni O.N.U. per la costituzione di uno Stato palestinese. I recenti Presidenti degli Stati Uniti hanno portato avanti delle Road Map per stabilire una situazione di pace regionale (Accordi di Camp David, di Oslo, di Abramo), che prevedeva anche investimenti economici nei territori palestinesi. E proprio l’aspetto economico della questione diventa esclusivo con l’arrivo di Donald Trump alla presidenza U.S.A, fino alle sue dichiarazioni del 5 febbraio di voler “svuotare e trasformare” la Striscia di Gaza facendo pesare il potere economico USA e, a supporto, quello militare… la “Long-term ownership position”. Toni forti e perentori per tutti gli interlocutori del Medio Oriente, disponendo che “della Striscia di Gaza ne faremo la Riviera del Medioriente” (…il vecchio vizio americano di “fari u bbisinìssi”), e prevedendo che “gli abitanti di Gaza hanno diritto a vivere meglio, non fra le macerie, e lo faranno in una dozzina di luoghi fuori dalla Striscia”, appunto “out of the box”: solo che il mondo arabo non è proprio d’accordo su questo piano, mentre le organizzazioni per i diritti umani parlano di «pulizia etnica» e di violazione del diritto internazionale.

Noi desideriamo solo riprendere il titolo dell’intervento di Giorgio Ferrari su Avvenire del 6 febbraio: “ADDIO AL VECCHIO ORDINE. OGGI È LA FESTA DEI FOLLI, ove tra le recenti esternazioni di Trump si cita il “capolavoro di tetra comicità come il progettato espianto del popolo palestinese da Gaza stipando milioni di senza tetto fra Egitto e Giordania per fare della Striscia una ridente Riviera mediterranea su modello della Costa Smeralda. Sembra la Festa dei folli, appunto. Invece è il sistematico smantellamento del vecchio ordine mondiale corredato dalla promessa di un Nuovo ordine… una guerra allo Stato sociale, al glorioso Welfare di impronta europea…”

Facciamo ora un volo transatlantico per andare ad incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di consegna dell’onorificenza accademica di Dottore honoris causa dall’Università di Aix-Marseille. Il nostro Presidente parla al passato, ma si riferisce al presente: chiama in soccorso la storia quando, dopo la crisi del 1929 “fenomeni autoritari presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali.… Così, negli anni Trenta del secolo scorso, assistemmo a un progressivo sfaldarsi dell’ordine internazionale, che mise in discussione i principi cardine della convivenza pacifica, a cominciare dalla sovranità di ciascuna nazione nelle frontiere riconosciute”. Dopo la tragedia della Seconda Guerra mondiale si firmò la Carta di San Francisco, della quale ricorrono gli ottant’anni e nella quale “il preambolo si apre con la formula “noi popoli”.  Non dice “noi Stati”, “noi nazioni”. Proclama: “noi popoli. Noi popoli delle Nazioni Unite”.

Ma oggi, continua Mattarella “si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle. Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già scritte…è ora di agire”. Fa appello alle Istituzioni democratiche, all’Europa…”Occorre che gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune. Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto”. E ancora: “L’Unione vuol essere soggetto o oggetto? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”?”. Poi il passaggio più vigoroso facendo riferimento ai “neo-feudatari del Terzo Millennio”, ovvero i “novelli corsari che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parte dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio, nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle libertà democratiche”. E’ chiaro il richiamo a ricorrere alla forza delle democrazie, capaci di fare affidamento a principi etici, ricorrendo allo spirito della cooperazione, garantendo 70 anni di pace ed conseguente affermazione dei diritti. Mattarella fa il suo appello di chiusura: “Care studentesse e cari studenti, la storia è incisa nei comportamenti umani. Il futuro del pianeta passa dalla capacità di plasmare l’ordine internazionale perché sia a servizio della persona umana. Le scelte di multilateralismo e solidarietà di oggi determineranno la qualità del vostro domani…Soltanto insieme, come comunità globale, possiamo sperare di costruire un avvenire prospero, ispirato a equità e stabilità”.

Infine la nostra giornata “particolare” rivolge uno sguardo alla questione tutta italiana che l’editorialista di Avvenire, Danilo Paolini. definisce “Libia e (ir)responsabilità politiche”. Parliamo degli interventi del Ministro della Giustizia Nordio e del Ministro dell’Interno Piantedosi alla Camera e al Senato sull’intricato arresto, rilascio e trasferimento a Tripoli su un jet di Stato di Osama Almasri, accusato di torture e omicidi dalla Corte penale internazionale. I due parlamentari, assieme alla premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano, sono indagati dalla procura di Roma in un fascicolo poi trasmesso al Tribunale dei ministri per le ipotesi di reato di favoreggiamento e peculato, dopo la denuncia dell’avvocato ed ex parlamentare Luigi Li Gotti. Il Ministro Nordio ha sostanzialmente affermato che la prima richiesta d’arresto della Corte penale internazionale (Cpi) presentava delle incongruenze formali che ne inficiavano la validità …”Non faccio da passacarte, atto Cpi nullo” per via di “incomprensibili salti logici sui crimini di Almasri”. Nordio non risparmia le frecciate alle toghe …”una parte della magistratura” intervenuta “in modo sciatto” nel “sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte”. D’altronde per il Ministro dell’Interno Piantedosi, una volta che l’arresto non era più valido, siccome Almasri era un soggetto pericoloso, si è deciso di espellerlo dall’Italia, per salvaguardare “la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico”, precisando che “il generale non è mai stato un interlocutore su questioni migratorie, il Governo non ha ricevuto pressioni indebite”. La scelta di riportarlo in Libia con un volo di Stato era stata adottata in “analoghi casi da governi diversi”. E il fatto che l’aereo fosse pronto già dalla mattina del 21 gennaio era “a carattere preventivo, aperta a ogni possibile scenario, compreso l’eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione “. Le giustificazioni dei due Ministri sono state ritenute insufficienti dai parlamentari dei partiti di opposizione, definendo la liberazione di Almasri una scelta politica. Elly Schlein ha replicato che “Vi siete nascosti dietro i cavilli e il giuridichese…Nordio non ha parlato da ministro, ma da avvocato difensore di un torturatore…La vostra inerzia ha provocato la scarcerazione”. Al Guardasigilli Giuseppe Conte ha risposto: “Lei ha detto che si applica il Codice penale sui delitti di Almasri, ma è compito della Cpi. Lei doveva, ai sensi della legge 237, dare seguito al provvedimento de L’Aia”…. Dietro questa questione c’è il fallimento delle politiche migratorie”. Per il presidente del M5s “ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali”. Poi è stato stigmatizzata l’assenza in aula della Presidente Meloni, oltre che dei due vice-presidenti Salvini e Tajani. Insomma una giornata di fuoco incrociato nelle nostre aule parlamentari. Qui desideriamo comunque riprendere il titolo dell’analisi dei fatti descritta dal giurista Maurizio Delli Santi su Avvenire del 6 febbraio: “NON CI SONO MARGINI DISCREZIONALI SU CRIMINI EFFERATI. COOPERARE CON LA CORTE INTERNAZIONALE È UN OBBLIGO”. Anche il nostro compaesano Lirio Abbate dalle pagine di Repubblica titola: “La catena degli errori del Ministro, vista da l’Aia”, spiegando che “non è compito di un Ministro della Giustizia fare valutazioni giuridiche su un provvedimento di arresto emesso da un Organo internazionale”.

In conclusione la frenetica giornata “particolare” del 5 febbraio ci invita a tanti spunti di riflessione. Per adesso noi di SupraUponti ci associamo alla provocatoria domanda-sfida del Presidente Mattarella rivolto agli studenti di Marsiglia: “Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”?”.

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