Era il 2 settembre del 2015, all’incirca 10 anni fa. Una foto destò il nostro sdegno, la nostra rabbia. L’immagine di un corpicino riverso sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, diventò il drammatico simbolo delle tragedie del mare e della crisi migratoria. Quell’istantanea, scattata dalla fotoreporter turca Nilufer Demir, commosse il mondo e scatenò l’indignazione a livello globale e ancora oggi, rivedendola, nutriamo la stessa irritazione sulla ferocia di chi compie gesti che di umano non hanno nulla. Per tutti il piccolo Aylan Kurdi è rimasto l’immagine di una tragedia senza fine.
E da questo immane dramma il musicista e cantante messinese Tony Canto ha tratto l’ispirazione per scrivere il testo e la musica del brano “A Mare si gioca”, che credo tutti noi ricordiamo. Tutto nasce dalla domanda a cui nessuno vorrebbe rispondere: Come si spiega a un bambino la tragedia degli esseri umani che ogni giorno perdono la vita nel Mar Mediterraneo?
Da lì partì l’idea di “A mare si gioca”, favola in musica scritta da Canto (che ha scritto canzoni per artisti come Nina Zilli, Raphael Gualazzi, Mario Venuti, Simone Cristicchi, Tosca, Mannarino e Giovanni Allevi) e interpretata dall’attore e comico Nino Frassica.
La poesia di Canto e Frassica imprime alla cronaca una metamorfosi che riflette il paradosso per cui un luogo di vita, gioia e divertimento come il mare diventa teatro di morte: i contorni della storia di Aylan, giovanissima vittima delle migrazioni e triste icona delle morti nel Mediterraneo, si rispecchiano in una fiaba che rimanda dritti dritti a quel modo di presentare il dramma con la fantasia che Roberto Benigni utilizzò con maestria, che gli è valsa l’Oscar, ne “La vita è bella”.
Con note delicate e squillanti che richiamano il folk mediterraneo e il sirtaki, Nino Frassica prova a parlare ai bambini con le loro parole, guardando alla storia con i loro occhi, per spiegare l’inspiegabile anche a sé stesso e agli adulti.
E all’Ariston, al Festival di Sanremo del 2016, Frassica ha spiazzato e commosso tutti con queste parole:
“A mare si gioca
Si possono fare i castelli di sabbia, si può stare sotto l’ombrellone a fare le parole crociate, si può giocare con le racchette e la pallina, si possono fare volare gli aquiloni e si può scrivere il proprio nome sulla sabbia
A mare si gioca
Si possono fare le gite col canotto, si può prendere un materassino e fare il bagno col bambino gli puoi mettere i braccioli, la maschera, e poi quando esce dall’acqua starci insieme, e giocare con lui, con la paletta e il secchiello perché a mare si gioca
A mare si gioca
I gabbiani lo sanno, infatti volano a pelo d’acqua… e urlano e poi salgono su altissimi… e fanno finta di essere delle nuvole e i pescatori sono loro amici e gli lanciano i pesci e loro ricambiano, riempiendo di allegria bianca i quadri, i cieli, le acque e la vita
A mare si gioca, giocano tutti!
Si può giocare al gioco dello scafo si sale tutti su un gommone fino a riempirlo all’inverosimile quando quello che porta il gommone, che comanda, dice di buttarsi tutti a mare ci si butta, a mare è un gioco
Quando io ero giovane lavoravo nella guardia costiera, a Lampedusa quante cose che ho visto! una volta mentre giravamo abbiamo visto 366 delfini impigliati nelle reti, forse per fame, forse perché c’era una guerra sottomarina tra pesci, noi li abbiamo liberati tutti dalle reti e li abbiamo visti nuotare velocissimi, saltare fuori dall’acqua e inseguirsi… giocavano!
A mare si gioca, si gioca!
Ci sono bambini che giocano a stare immobili con la faccia in acqua senza respirare perché tanto lo sanno che sta per arrivare la mano forte del papà che li prenderà e li farà giocare.”
Queste parole, questa emozionante canzone l’avremmo potuta ascoltare in una delle due serate del Crocifisso, cantata proprio dall’autore Tony Canto che per l’occasione sarebbe stato ospite della festa castelbuonese insieme alla cantante Syria, vincitrice di Sanremo Giovani di qualche anno fa, che avrebbero duettato nel concerto “A questo punto, la voglia, la pazzia” che tanto successo sta riscuotendo in tutta Italia. Sarebbe stato bello vivere una serata di ottima musica e dare un significato solidale ricordando quel triste episodio della storia recente, ma non è stato possibile. E vabbè, ci saranno tanti altri momenti per fare appuntamenti di alto valore culturale e cose belle, anche con gli artisti locali che in questi contesti meriterebbero più visibilità e che spesso non hanno nulla di meno di chi viene presentato in pompa magna e poi, proprio così altisonante non è.
E non me ne voglia nessuno, ma Castelbuono, se è un brand, deve qualificarsi con presenze importanti, come ormai è consuetudine nei paesi limitrofi, e non di anonimi gruppi musicali che fanno cover.