Da Castelbuono a Castelbuono. Un percorso ricco di grandi risultati professionali, di una carriera che lo vede protagonista del giornalismo che conta. Un tragitto ideale che Lirio Abbate vive sempre con un trasporto ricco di sentimenti e con il piacere dal sapore unico di trascorre alcune giornate dell’anno nel suo paese d’origine dove mantiene affetti familiari e i ricordi di una gioventù che lo hanno portato verso l’attività di giornalista.
Domenica 17 agosto torna a Castelbuono per ritirare il Premio Paladino di Sicilia che la direzione artistica del Jazz Festival conferisce a personaggi che hanno lottato con ogni mezzo possibile contro le criminalità organizzate. Sul palco di piazza Castello, per mani del sindaco Mario Cicero e del direttore artistico Angelo Butera, Abbate riceverà il riconoscimento 2025 dopo quelli in precedenza assegnati agli imprenditori Giuseppe Condorelli e Antonio Cottone, alla memoria del carabiniere Filippo Salvi e del sociologo Danilo Dolci.
Sul riconoscimento che gli sarà consegnato domenica sera ha detto. “Ricevere il Premio Paladino di Sicilia a Castelbuono non è, e non può essere, un fatto privato. È un atto che si intreccia con la memoria lunga e con la coscienza vigile di un paese che, quando il malaffare ha cercato di insinuarsi nelle pieghe della vita quotidiana, ha saputo opporgli un rifiuto netto, spesso silenzioso ma sempre irriducibile. Castelbuono è luogo che ha saputo dare cultura, e non in forma di semplice ornamento o vanto passeggero, ma come esercizio continuo di libertà e di conoscenza: cultura che non si è limitata a esporre idee, ma le ha fatte vivere e circolare, facendone strumento di scelta e di responsabilità. I giornali nati qui, i movimenti culturali, le radio private – in anni in cui la parola era spesso sorvegliata e compressa – hanno aperto spazi di discussione, di racconto, di confronto; e per un ragazzo, come ero io, hanno rappresentato officine di mestiere e di coscienza, luoghi dove si imparava a leggere il mondo e a riconoscerne le menzogne. La cultura, in questa comunità, non è mai stata neutrale: si è sempre collocata dalla parte di chi resiste, di chi costruisce, di chi difende. Questo premio non è mio: appartiene prima di tutto a chi, in questo paese, quella cultura dell’informare l’ha creata e diffusa, con ostinazione e con generosità; appartiene a chi educa alla libertà di pensiero, a chi amministra senza piegarsi, a chi ogni giorno, senza proclami, sceglie la legalità. In loro, e in questo paese che ha fatto della cultura una forma di difesa, c’è la forza, la bellezza e la qualità che tengono viva questa terra e la proteggono dal logorio e dall’oblio. Grazie.”
Belle e sentite parole di un professionista dell’informazione come pochi in Italia. Lirio Abbate è giornalista professionista dal 1998, dopo aver collaborato con il Giornale di Sicilia, ha lavorato alla redazione palermitana dell’ANSA, occupandosi soprattutto di cronaca giudiziaria. Ha scritto poi per La Stampa, passando al giornalismo investigativo. Inviato de L’Espresso dal 2009, è stato vicedirettore del settimanale e ha coordinato la sezione Inchieste, nel 2022 è stato direttore del periodico e nel 2023 caporedattore di Repubblica. Autore di reportage sulle mafie, corruzione e collusioni fra boss e politici, durante la sua carriera si è occupato specialmente dei principali scandali italiani su criminalità organizzata, tangenti e sul traffico di esseri umani. Nel 2006 è l’unico giornalista presente alla cattura del boss Bernardo Provenzano. Sotto scorta dal 2007 per le minacce di morte ricevute e gli attentati subiti. “Dopo i primi anni di lavoro – ha dichiarato Abbate – qualcosa è cambiato. Sono diventato, mio malgrado, per qualcuno un elemento di disturbo, per altri un punto di riferimento, e la mia, la nostra categoria, si è stretta attorno a me. Ascoltare la registrazione di quattro mafiosi, fra cui il galoppino di un parlamentare, che parlano di un progetto di morte nei miei confronti, o il ritrovamento di un ordigno sotto la mia automobile e ancora il dito puntato sulla mia attività professionale da uno stragista sanguinario come il boss Bagarella sono cose che nel tempo non mi hanno dato tranquillità, ma so che accanto a me ho le Istituzioni e mi auguro che continuino a esserci fino a quando il pericolo incombe”.
Nel 2014 Reporters sans frontières lo ha inserito fra i “100 eroi dell’informazione” e dall’associazione londinese Index on Censorship tra le diciassette persone che lottano per la libertà di espressione nel mondo. Nel 2015 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Tra i tantissimi riconoscimenti ricevuti nella sua carriera è stato insignito anche del Premio Castelbuono, personaggio dell’anno nel 2018. Ha scritto tantissimi libri di grande successo editoriale ed è stato autore nel 1994, insieme a chi scrive, del libro “La storia del Giro podistico di Castelbuono”.La sera di domenica per lui i meritati applausi e le onorificenze che spettano ai grandi personaggi e Lirio Abbate è sicuramente uno dei “figli” più nobili di Castelbuono, la sua Castelbuono.