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Il ricordo del giornalista Pippo Fava a quarant’anni dall’uccisione

Quarant’anni fa, la sera del 5 gennaio 1984, nei pressi del Teatro Stabile di Catania, il giornalista, scrittore, drammaturgo e artista di successo Pippo Fava fu ucciso da due sicari mafiosi che gli spararono alle spalle. La loro responsabilità è stata confermata definitivamente dalla Cassazione, nel 2003.

Il giornalista era andato al Teatro a prendere la sua nipotina, Francesca Andreozzi, che aveva partecipato alle prove di una recita. 

Quando fu ucciso aveva 59 anni e già da due anni era direttore del mensile “I Siciliani”, un giornale autofinanziato e da lui stesso fondato, dopo l’esperienza di direttore del quotidiano “Giornale del Sud”, dal quale era stato licenziato per contrasti con l’editore. Contrasti che gli costarono anche avvertimenti e minacce. Pippo Fava era impegnato da tempo a denunciare le collusioni che legavano imprenditori, politici e mafiosi a Catania.

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“Io ho un concetto etico del giornalismo.
Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.
Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali. Ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero.
Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!
(…) La verità! Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e difendere la libertà!”
Giuseppe Fava, Lo spirito di un giornale, sul Il Giornale del Sud 11 ottobre 1981
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