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Barbara Floridia: «Non posso più tacere. So bene che quella del Ponte sullo Stretto di Messina, per il Governo, è semplice propaganda. I soldi non ci sono, parliamo del nulla»

In un lungo post su Facebook la presidente della commissione di Vigilanza Rai, senatrice del Movimento 5 Stelle, ha espresso seri dubbi sulla realizzazione dell'infrastruttura

“Non posso più tacere.

So bene che quella del Ponte sullo Stretto di Messina, per il Governo, è semplice propaganda. E la propaganda va sempre bene a chi la fa. La propaganda politica è buona in ogni stagione.

Ma, visto che le persone, alla fine, rischiano di credere alla propaganda, è giusto che sappiano la verità.

Le persone meritano rispetto e verità.

Preciso che, se non avessi sentito parlare di questo Ponte da quaranta anni, se non fossi messinese prima ancora che siciliana, se non conoscessi lo stato delle strade che dal mio paese, Venetico, conducono fino a Messina, sarei anche rimasta in silenzio, come per scelta, spesso, faccio davanti alle assurdità.

Ma la mia provenienza, il mio ruolo e lo studio del Decreto Ponte mi obbligano ad intervenire, sicuramente in forma emendativa e formale prima ma oggi, con questo post, finalmente anche in forma pubblica e d’opinione.

IL FATTO

Apparentemente il Governo in carica sta costringendo il Parlamento, per l’ennesima volta, ad occuparsi della realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, il Ponte sullo Stretto di Messina.

Ma perché scrivo apparentemente?

Perché nel Decreto Ponte NON si parla di fare o non fare il Ponte sullo Stretto di Messina, bensì di

resuscitare la società Stretto di Messina s.p.a. (che fino ad oggi ci è già costata oltre 300 milioni di euro), di creare nuove poltrone per consiglieri d’amministrazione e membri di comitati scientifici, di definire contenziosi già vinti in primo grado e di mantenere l’affidamento all’impresa che ha fatto causa allo Stato.

Non di fare il ponte.

Inoltre nel Decreto, e questo per me è molto grave, si decide di affidare a un progettista il compito di restaurare (vale a dire rendere attuale!) un progetto del ponte approvato nel lontano 2011 e che già all’epoca aveva incassato ben 223 richieste di integrazioni della Commissione speciale di Valutazione di Impatto Ambientale.

Per la serie … aggiustiamo un progetto vecchio, neanche finito, per realizzare un’opera faraonica e delicata!!!

E questo per me è incredibile.

GLI ESPERTI

Nel frattempo, per fortuna, illustri auditi nelle Commissioni VIII e IX della Camera dei Deputati, a vario titolo, hanno fornito contributi tecnici sulla costruzione dell’opera. O sulle difficoltà nella realizzazione della stessa.

Leggete un po’ cosa dicono alcuni di loro:

📌Il professor Federico Massimo Mazzolani, professore emerito di Tecnica delle costruzioni presso l’Università Federico II di Napoli, ha spiegato chiaramente che non solo non esiste al mondo un ponte sia stradale che ferroviario dalla campata unica lunga come quella che si vorrebbe per il Ponte sullo Stretto di Messina (3,3 km) ma che quelli più lunghi ad oggi costruiti risultano inferiori ai 2 km e non è mai accaduto nella storia delle costruzioni che si pensasse alla realizzazione di opere così diverse da quelle già realizzate e dunque confrontabili, verificabili e monitorabili.

In buona sostanza, il Professore ci dice che dei progetti sulla carta non ci può essere alcuna garanzia perché l’opera che si sta immaginando è completamente diversa da qualsiasi altra opera già esistente e anche i fenomeni fisici che la interesserebbero potrebbero non essere prevedibili.

📌 Il Presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto, Ing. Mario Mega, ricordando che il progetto in discussione prevede un’altezza libera al di sotto del ponte di 65 metri, ha rappresentato il concreto rischio che molte navi che già oggi raggiungono altezze similari (figurarsi nei prossimi anni) preferiscano – o siano costrette – ad evitare le rotte che prevedono il passaggio attraverso lo Stretto di Messina, per recarsi altrove, con perdita di passeggeri e merci.

📌Da numerosi altri interventi è altresì emerso che la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina non interromperà affatto la necessaria presenza dei traghetti, che dovranno sempre mantenersi in servizio per consentire gli spostamenti dei pendolari tra le città di Messina e Reggio Calabria (il ponte a loro non servirebbe a nulla), per costituire l’alternativa del collegamento tra la Sicilia e il continente in qualsiasi momento il Ponte dovesse risultare inservibile e che, forse, da molti continueranno ad essere preferiti perché probabilmente saranno più economici del pedaggio del ponte.

Senza considerare tutti gli altri aspetti, forse già noti, relativi agli effettivi tempi di costruzione, alla localizzazione della struttura in zone di protezione e comunque distanti dai centri cittadini, alle innumerevoli opere di collegamento che dovranno essere realizzate, alle criticità sismiche, ecc. ecc.

I SOLDI

Poi c’è il costo.

I soldi non ci sono. Quindi parliamo di nulla.

Gli unici soldi che si sono trovati e sono stati stanziati sono altri 320 milioni (e siamo a 620 milioni) per l’ennesima messa in moto della macchina, poi si vedrà.

Ma quanti soldi servirebbero?

A dircelo è il Documento di Economia e Finanza, appena presentato, che chiaramente indica che l’opera costerebbe 14,6 Miliardi, più i soldi che servirebbero ad ANAS per i collegamenti (parliamo di decine e decine di km in centri abitati).

I soldi che servirebbero sarebbero tanti e per di più non ci sono.

Ma Salvini afferma che li troverà.

Dove?

Nei fondi delle Regioni Calabria e Sicilia, nella prossima Legge di Bilancio e da fonti di finanziamento europee.

1. Se li prendessero dalla prossima legge di bilancio questo significherebbe tagliare su tutti gli altri servizi e il non potere effettuare la prossima manovra finanziaria.

Ci andrebbe bene?

2. Se li prendessero dalle Regioni significherebbe togliere soldi per tutte le altre necessità e penalizzare ulteriormente la parte fragile del nostro Paese.

Ci andrebbe bene?

Allora, in fine, per tranquillizzare i cittadini, il Ministro Salvini vorrebbe far intendere che la maggior parte delle risorse le metterebbe proprio l’Europa ma non è così.

Risulta infatti difficile credergli perché la misura cui fa riferimento(il Connecting Europe Facility- CEF), presenta paletti quasi insormontabili visto che in totale dispone di 25,8 miliardi per tutte le opere europee legate ai 9 corridoi Ten-T e quindi all’Italia non potrebbe che spettare una cifra di pochi miliardi. Inoltre si potrebbe accedere a queste risorse soltanto con la garanzia di completare i lavori entro il 2030.

E in questo caso sarebbe impossibile!!

Vogliamo ancora credergli?

L’ASSURDO

Infine, le ultime due notazioni.

1. Con una relazione del 30.04.2021 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, impegnato a esaminare le varie ipotesi di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, ha ritenuto che la soluzione di un ponte a più campate fosse potenzialmente più conveniente di quella a campata unica e ha consigliato di effettuare degli approfondimenti per confrontare i due sistemi, che il Ministro Giovannini aveva finanziato con lo stanziamento di adeguate risorse.

Il confronto non è mai stato effettuato e il Governo in carica, e in particolar modo il Ministro Salvini, ha insistito sul progetto a campata unica affidato alla stessa impresa affidataria che si aggiudicò l’opera nel 2005, con un bando di gara che indicava il valore dell’opera in 4,4 miliardi.

2. Il Presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), dott. Busìa, ha ammonito che “Col decreto è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale, che va bilanciato modificando il decreto in sede di conversione in legge. In caso contrario, basterà una semplice relazione del privato per determinare le modifiche e gli adeguamenti necessari al ponte. È cioè il privato che decide gli adeguamenti necessari (e quindi i costi dell’opera), e non lo Stato. Sembrerebbe pertanto necessario che questa relazione sia predisposta dal Ministero, non dallo stesso soggetto contraente”. In parole povere è il privato che decide sugli adempimenti necessari (e quindi anche sui costi dell’opera) e non lo Stato.

Pazzesco.

Che dire?

Sembra che tutto ciò sia incredibile ma non lo è.

È tutto vero.

In conclusione non si tratta di decidere tra ponte si e ponte no.

Qui si parla di un Governo che dice che dovrà restituire i soldi del PNRR perché incapace di realizzare i progetti entro i termini e, nelle stesse ore, firma assegni in bianco ipotecando soldi dei cittadini ( non dell’Europa) senza alcuna certezza di ciò che verrà.

Ma ci sono o ci fanno? E per quali fini?”.

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