Basta cambiare le politiche che hanno aumentato le diseguaglianze del Paese, sostiene l’economista Pietro Massimo Busetta nel suo ultimo libro, “La rana e lo scorpione”, edito da Rubbettino.
In una fase in cui nell’agenda politica italiana si scrive il progetto di un’autonomia differenziata, Busetta dà voce alla preoccupazione che si possa allargare ancora il divario tra Nord e Sud e riapre una riflessione sull’antica e attuale questione meridionale.
A ispirare l’analisi dell’economista, già presidente di tre banche siciliane e ordinario di Statistica economica all’Università di Palermo, è la celebre favola che racconta la fine della rana punta dallo scorpione che portava in acqua e destinato anch’esso a morire per un atto istintivo non controllato. Gli stessi destini paralleli vivono il Sud impoverito e il Nord arricchito con un’operazione che mette a rischio l’unità del Paese.
Busetta mette in discussione l’approccio “leggero” alla causa del Mezzogiorno e le scelte politiche su questioni rilevanti.
Perciò mette sotto osservazione il governo Draghi, denuncia lo “scippo” del Recovery Plan, ricorda il fallimento della Lega e della “rivoluzione” dei Cinque stelle.
Da qui un appello agli uomini “liberi e forti”, ispirato a don Luigi Sturzo, per una mobilitazione civile e democratica ma anche per l’avvento di una nuova classe dirigente. Sono le condizioni perché il Sud ottenga il riconoscimento di diritti paritari e perché diventi soggetto di uno sviluppo reale. Solo una visione unitaria e condivisa potrà rilanciare il ruolo del Paese nel contesto internazionale. Ma per questo, secondo il messaggio politico e morale del meridionalista Guido Dorso, occorre una classe dirigente con idee chiare e che “sia spietata nella sua funzione critica”.