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Cari docenti, siate profeti!

Oggi, soffermandomi a parlare con una insegnante, ho chiesto come fosse andato il rientro a scuola e, raccogliendo le sue sensazioni, a un certo punto mi ha detto: “Ma tu non hai scritto nulla”. È vero, ma ci ho provato, poi, tra un impegno e altro non sono riuscito a formulare qualcosa che andasse al di là dei semplici auguri ai ragazzi, ai docenti, al personale non docente e ai dirigenti scolastici e ho deciso di soprassedere.

Stasera, investito dalle emozioni per il primo giorno di scuola superiore di mia nipote, mi sento come uno scolaretto in ritardo al suono della campanella, entrato di corsa in classe, e subito con le mani nello zaino, il respiro affannato e l’orecchio teso a capire che cosa il prof. stia dicendo a lezione ormai cominciata. Mentre dispongo sul banco il necessario per prendere appunti sento la sua voce: “Amato, cosa hai letto questa estate?”. Una frase si compone davanti ai miei occhi come se l’avessi scritta alla lavagna: 

“E allora il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso”. (Don Lorenzo Milani, Lettera ai giudici).

Che bella questa frase di don Lorenzo Milani: Il maestro deve essere profeta!

Cari insegnanti, siate profeti! Voi non state raccontando la storia ai ragazzi, voi la state scrivendo con loro, voi la state leggendo attraverso le loro esperienze, voi siete chiamati a dare luce lì dove essi hanno bisogno di avere luce. Lo fate col dono della parola, lo fate attraverso l’esperienza di letterati, di matematici, di filosofi, attraverso le epoche che l’uomo ha vissuto nella sua millenaria esistenza.

Voi scrivete con i ragazzi una storia che cambia giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, attimo dopo attimo ed è per questo che voi dovete cambiare con loro, dovete formarvi con loro e, scusatemi, a volte dovete anche imparare da loro.

La storia non la scrivono gli stanchi, gli annoiati, i prigionieri dell’abitudinarietà, coloro che hanno la presunzione di non dover più sapere nulla, o chi non riesce a muoversi dal recinto dei propri manuali, la storia la scrive chi ha il coraggio di osare, chi vuole vincere, non per essere migliore degli altri, ma per lasciare il segno insieme agli altri nel mondo, la storia la scrive chi ha il coraggio di passare il Rubicone, di spingersi là dove altri magari hanno paura ad arrivare e cioè oltre … pensate se Van Gogh avesse dipinto un semplice girasole, no, lui è andato oltre, nella profondità della natura, sviscerando con la forza del colore tutto l’ottimismo e la vitalità di cui l’uomo può essere capace per illuminare la vita degli altri. 

Siate profeti, spingetevi oltre, portate con voi i ragazzi, guidate le loro coscienze perché sappiano guardare con curiosità e con criticità le loro esistenze, perché non si accontentino mai. Per fare questo è necessario che voi siate di ruolo e non mi riferisco alla necessità di aver una cattedra sicura: siate coscienti del vostro ruolo

Cari docenti, la società non vi chiede di esser amici, genitori, influencers o tutto ciò che la moda del momento vi induce a inventarvi. La società vi chiede di essere educatori e formatori, dovete tirare fuori ciò che di buono i nostri ragazzi hanno dentro e aiutarli a dargli forma e questa forma saranno la loro vita, i loro progetti, le loro vocazioni. Siate esigenti, non accomodanti, gli sconti che fate oggi alla loro preparazione li pagheranno i vostri e i nostri figli domani. 

Non abbiate timore se a separarvi ci sarà sempre una cattedra, non consideratevi obsoleti se sarete seduti dall’altra parte, è quello il vostro posto, imparate a starci e insegnate ai ragazzi a stare al loro. Non siamo tutti uguali, siamo diversi, abbiamo personalità e ruoli diversi in ogni ambiente di vita e questa diversità è ricchezza, al contrario, il livellamento delle diversità è impoverimento. 

Mi piacerebbe tanto che nelle scuole ci fosse l’ora di libertà che non è l’intervallo di un’ora, ma l’insegnamento del significato della parola libertà, di che cosa significhi essere veramente liberi. In quest’ora si dovrebbe insegnare il rispetto dell’altro perché, se rispetto l’altro sono libero di fare quello che ho permesso agli altri di fare. 

Si dovrebbe insegnare che essere liberi significa essere padroni della propria vita, del proprio futuro, delle proprie scelte, si dovrebbe insegnare che è un reato morale soccombere alla logica assistenzialista della politica, cedere alle lusinghe di chi ti offre i diritti per favori concessi, si dovrebbe insegnare che le scorciatoie che spesso cerchiamo non sempre ci portano alla giusta meta e che si può essere liberi anche nel fare ciò che si deve e non solo ciò che si vuole, si può essere liberi rispettando le regole e non necessariamente infrangendole, si può essere liberi assecondando la ragione e non esclusivamente intrepretando sensazioni. 

Cari docenti, non è un compito facile il vostro e spero che la sera rientriate a casa con quella sana inquietudine che vi farà chiedere sempre se avete detto o fatto la cosa giusta non per voi, ma peri vostri ragazzi, se siete abbastanza preparati, se vi siete aggiornati, se avete visto i notiziari di informazione per parlare coi ragazzi di vita reale non di troni, di soap o di talent.

Io vi capisco e condivido la vostra trepidazione, so quanto voi che cosa significhi avere accesso alla vita e alle coscienze degli altri e quanto difficile sia trovare la luce necessaria per scrutare i segni dei tempi, quanto sia difficile cercare e trovare la Verità. 

Cari docenti, se non fosse tutto così difficile, vi assicuro non staremmo scrivendo la storia. 

Buon anno scolastico a tutti.
Don Giuseppe Amato

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