Il conflitto tra Maggioranza e Opposizione è sia reale che simbolico. È un conflitto tra due opposte visioni etiche, ma allo stesso tempo tra due opposte visioni politiche. È il conflitto tra il governo degli uomini e il governo delle leggi, tra la giustizia sociale e il giustizialismo, tra la responsabilità collettiva e l’egoismo individuale. Il conflitto tra Maggioranza e Opposizione è una somma eterogenea di conflitti.
Se dovessimo trovare un contenitore più ampio di conflitti che li riassume tutti, con le proprie azioni la Maggioranza solleva il grande conflitto tra la dignità umana e il diritto. È questo un conflitto che sta tutto dentro la legge positiva e non deve essere collocato fuori da essa.
La dignità umana non è qualcosa che sfugge al diritto essendo ben all’interno del sistema giuridico. Nonostante la sua origine sia non giuridica, la sua finalizzazione è nel diritto svelandone le lacune e le fallacie. La dignità umana aiuta il diritto a rigenerarsi e a non chiudersi nella sua roccaforte formale.
Piero Calamandrei, nel suo “Discorso sulla Costituzione” nel 1955, pone a confronto due princìpi fondamentali:
L’art. 34 dice: “I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutti, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Calamandrei si riferisce naturalmente all’articolo 3 della nostra Costituzione, nella sua seconda parte, quella che fa riferimento al principio di uguaglianza sostanziale, e cioè al compito (dovere) della Repubblica – e dunque dei suoi rappresentanti e “servitori” istituzionali – di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. E ci chiediamo se il disagio e le fragilità economiche e sociali non rappresentino un ostacolo al pieno sviluppo della persona umana?
Il Sindaco Mario Cicero disobbedisce pubblicamente al potere. La disobbedienza civile ha una sua forza morale consistente nel fatto che si colloca dalla stessa parte della dignità umana. Gli esiti della disobbedienza civile non sono mai a somma zero. La sua giustificazione etica sta nell’essere pensata e agita con uno scopo di allargamento dei confini di protezione della dignità umana. Senza dimenticare che alla stessa dignità appartiene il diritto alla Resistenza, “contro legge” per definizione ma indispensabile.
L’Opposizione, al contrario, opponendosi agli sforzi che la Maggioranza fa per restituire dignità e risposte alle persone che ne hanno bisogno, preferisce sfasciare tutto “in nome della legge”.
Della legge poi… Il principio di legalità, sotto il profilo giuridico, rappresenta un pilastro fondamentale delle democrazie moderne e si collega direttamente ai concetti di certezza del diritto, libertà individuali e giustizia. Esso implica che nessuna condotta possa essere punita o sanzionata se non è espressamente prevista da una legge preesistente, formulata in modo chiaro e preciso. In sintesi, il principio di legalità si traduce in un insieme di garanzie per i cittadini e per l’esercizio dei loro diritti, ma si traduce anche in limiti all’arbitrio e all’abuso di potere da parte delle autorità.
Cosa ben diversa è la legittimità dell’azione amministrativa. Quest’ultima è legata alla discrezionalità nelle scelte compiute dai decisori e nelle tempistiche adottate. L’Opposizione (come qualsiasi cittadino del resto) ha tutti gli strumenti per contestare – in Consiglio o presso gli organi di controllo amministrativo – singoli atti e procedimenti amministrativi. Sia ben inteso che ogni atto deve rispondere a requisiti di legittimità – la cui mancanza ne comporta l’annullabilità – e di efficacia – necessari perché l’atto produca i suoi effetti. L’eventuale illegittimità di un atto può dar luogo a nullità o annullabilità dello stesso. Ad un atto nullo o annullabile non corrisponde direttamente una condotta punibile penalmente o una fattispecie di reato come l’Opposizione cerca di insinuare.
Se l’Opposizione è a conoscenza di comportamenti o fatti che si connotano come possibili reati – quindi non singoli atti o procedimenti amministrativi tout court eventualmente viziati – bene fa a segnalarlo all’autorità giudiziaria, anzi ne ha l’obbligo.
Ma non è accettabile il “tintinnar di sciabole” per dirla con Pietro Nenni. Non è accettabile far passare il messaggio di un’illegalità diffusa compiuta e praticata da un Sindaco, animato dal desiderio di veder realizzata la giustizia sociale e uguaglianza sostanziale, la cui condotta è ineccepibile sia sul piano morale che su quello giudiziario, come testimonia l’esperienza quasi ventennale al governo della comunità, sottoposto a innumerevoli indagini sempre conclusesi con nulla di fatto. Esperienza alla quale, ricordiamo, hanno partecipato attivamente, nel passato, anche autorevoli esponenti dell’Opposizione.
Se “forzature” ci sono state – ed in tal caso non abbiamo timore nell’assumerne tutte le responsabilità – queste hanno riguardato singoli atti amministrativi, e non certamente il rispetto delle leggi in generale e, soprattutto, della Costituzione, ai cui princìpi fondamentali ci siamo sempre richiamati e ispirati.
L’Opposizione si dice preoccupata per il clima che si sta creando a suo danno.
La Maggioranza, invece, è preoccupata per il clima che l’atteggiamento della Minoranza ha creato inquinando il dibattito politico, generando apprensione nell’apparato burocratico, inasprendo i rapporti tra gli operatori economici, a danno del paese e della dignità dei lavoratori.
Movimento Democratici per Castelbuono