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E ora che senso ha quella statua della libertà posta all’ingresso di New York?

É stata annunciata urbi-et-orbi la liberazione dalle pratiche “inique” adottate dal resto del mondo: si è celebrato il “Liberation Day”!

Eppure sembra che lo stesso mondo non abbia capito bene quel loro contesto di “liberazione: nel momento magico in cui si eleva in cielo con un sospiro di soddisfazione la locuzione esultante …fusse che fusse la vorta bbona, molti uomini sposati hanno rivolto un pensiero non proprio carino verso l’adorata suocera … peraltro ricambiato al 101 per cento; il ragazzino quando a scuola apprende che il professore antipatico è scivolato nella vasca da bagno e si è rotto un paio di costole; il commerciante che per un po’ non deve pagare il pizzo… chi lo sa… c’è stato un cambio di capobastone?; la ragazza che, nel dire addio al suo amorino, gli restituisce quei 26 numeri de “La Cucina Italiana”; lo studente di ingegneria di Palermo che, avendo superato il difficile esame di analisi matematica, va a disperdere quei mille fogli di appunti lungo il percorso che sale verso monte Pellegrino… come da antica tradizione; i genitori che si guardano in faccia increduli dopo che il figlio mammone di 42 anni ha lasciato casa per “farsi una vita”; il dipendente che ha appena saputo che il capo (ufficio, cantiere, reparto, mastro, ecc.) va in pensione e lascia libero il posto; la persona che assieme ad altri ventidue “pazienti” da venti minuti sta in fila davanti all’unico sportello dell’ufficio postale e voilà… si apre un secondo sportello; il nonnino che, malgrado la sua ridotta conoscenza del personal computer, insiste nel voler comprare online, ha già messo nel “carrello” dieci prodotti per un totale di 235 euro e che finalmente riesce a cancellare tutto il superfluo e così spendere solo 12 euro e 50…

Insomma sul piacere della “liberazione” potremmo riportare esempi di ogni genere, ma il discorso-show di un’ora e passa dal Rose Garden della Casa Bianca statunitense lo ricorderemo a lungo, anche perché si è concluso con la solita firma presidenziale dell’ordine esecutivo sui dazi reciproci, imposti a mezzo mondo… carta canta!

Ci è stata sbandierata in faccia una grande tabella con la lista nera di circa 60 Paesi assieme alle rispettive “tariffe”, quella base del 10% e quelle personalizzate (fino al 49% per gli “avvoltoi” della Cambogia)… un piano tariffario come se fossimo ai mercati generali del pesce e delle verdure… altro che Giardino delle Rose! Beppe Grillo avrebbe evocato: “te la dò io la rosa!”

E’ l’apoteosi dello scambio commerciale: un’attività umana nella quale si afferma che: “in molti casi l’amico è peggio del nemico”. E dire che i rapporti internazionali con la fine della seconda guerra mondiale sono stati indirizzati su obiettivi molto diversi: che fine hanno fatto i tanti accordi sotto l’egida delle Nazioni Unite?… riemerge sempre l’aggettivo “unito”.

L’evento del Rose Garden, l’annuncio, la banda musicale, l’atmosfera servono per parlare al popolo solo di soldi, del sacro dollaro, di alzare barriere protezionistiche, di nuova guerra (commerciale) su vasta scala, nella quale ora ci si prepara a “negoziare”, insomma si fa mercato mentre in tante altre parti del mondo si combattono guerre militari cruente, con milioni di perdite umane. E’ una visione della vita che molti di noi non comprendiamo, perché abbiamo un senso della vita vissuta non basato sui soli beni materiali e sul puro consumismo, ma piuttosto inteso come cammino con al centro le questioni sociali: la lotta alle disuguaglianze, il bisogno di spiritualità, la sensibilità per la sostenibilità ambientale e sociale, per la tutela e la fruibilità dei beni culturali, il dialogo democratico al posto dell’individualismo irriguardoso, il senso dell’ospitalità, il rispetto dei diritti umanitari. Forse sono queste le vere, autentiche barriere culturali che ci separano.

E ora… che senso ha quella statua della libertà posta all’ingresso di New York?

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