Ennesima strage israeliana a Gaza, dove un raid ha centrato la tenda che ospitava sei giornalisti di al Jazeera, una delle poche emittenti che trasmette dalla Striscia già presa di mira dall’esercito di Tel Aviv.
Che rivendica: Anas al-Sharif, uno dei volti più noti tra i cronisti uccisi, era un “terrorista” che “ha mascherato la sua identità agendo sotto mentite spoglie”. In realtà – si sostiene – era “a capo di una cellula di Hamas”. Una tesi che ha scatenato le critiche dell’Onu, delle organizzazioni dei giornalisti e della comunità internazionale. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito “inaccettabili” gli attacchi ai giornalisti.
La tenda dove si trovava Sharif, 28 anni, assieme all’altro corrispondente Mohammed Qreiqeh, i cameraman Ibrahim Zaher e Mohammed Noufal, il producer Moamen Aliwa e il fotoreporter Mohammed Al-Khaldi, è stata colpita nel corso di una notte segnata da massicci bombardamenti israeliani. “Breaking news: intensi e concentrati bombardamenti israeliani con l’uso di “cinture di fuoco” stanno colpendo le zone orientali e meridionali della città di Gaza”, ha scritto su X Sharif poco prima di morire. Poi i suoi colleghi hanno pubblicato il suo ‘testamento’, scritto lo scorso aprile: “Vi affido la Palestina, vi affido il suo popolo, i suoi bambini innocenti e oppressi che non hanno mai avuto il tempo di sognare o di vivere in sicurezza e pace”.
I numeri dell’ufficio stampa del governo di Gaza e quelli di Reporter senza frontiere fotografano un massacro senza precedenti. Sono 238 i giornalisti uccisi dal 7 ottobre 2023. Il commento della Federazione internazionale dei Giornalisti: “Israele responsabile”