Davanti alla scalinata del teatro Massimo, nel cuore di Palermo, si sono riuniti questa mattina i giornalisti siciliani in sciopero. Una manifestazione che è iniziata alle 11 nel giorno dello sciopero nazionale proclamato dalla Federazione della stampa per protestare contro le trattative bloccate per il rinnovo del contratto di lavoro fermo ormai da oltre dieci anni. Davanti allo striscione “Libertà di stampa=democrazia” i rappresentanti del sindacato regionale e molti dei comitati di redazioni dei quotidiani siciliani che applicano il contratto di lavoro FNSI-Fieg.
Coordinati dal segretario regionale vicario, Roberto Leone, sono intervenuti i rappresentanti dei comitati di redazione e dei fiduciari dei giornali siciliani che hanno aderito allo sciopero . A prendere per prima la parola è stato Giancarlo Macaluso, consigliere nazionale della Federazione della stampa e componente del CDR del Giornale di Sicilia che ha partecipato ieri alla manifestazione nazionale indetta a Roma dalla FNSI. Macaluso ha insistito “sulla necessità di difendere le retribuzioni dei giornalisti falcidiate dall’inflazione negli ultimi anni che hanno comportato la perdita quasi del 20% del potere d’acquisto. Questo significa anche una perdita di serenità sul lavoro, oltreché di autonomia e di indipendenza che mette i giornalisti in grande difficoltà a svolgere un lavoro fondamentale negli equilibri della democrazia del paese”.
Claudio Reale del comitato reazione della TgR-Rai Sicilia, ha insistito proprio sull’attacco ai poteri di controllo che in questo momento avviene in Italia. “I giornalisti sono coloro che devono far sì che i poteri forti a cominciare da quelli politici per finire a quelli economici siano sottoposti a una verifica dei loro comportamenti e che soprattutto ai cronisti sia consentito la possibilità di fare una seconda domanda”.
Valerio Tripi, fiduciario della reazione Repubblica Palermo, ha sottolineato come questa situazione sia in discussione soprattutto al Sud e che il pericolo è quello di arrivare a una desertificazione dell’informazione”.
Fabio Nuccio, componente della giunta regionale di Assostampa Sicilia, giornalista di Mediaset ha sottolineato come “anche le televisioni siano state parte attiva nella partecipazione allo sciopero. In questo momento – ha sottolineato Nuccio – è in pericolo la reale democrazia di questo paese che si fonda sull’equilibrio dei poteri di controllo e quindi in particolare sul ruolo dei giornalisti hanno nella formazione dell’opinione pubblica”.
Giuseppe Marinaro, dell’agenzia AGI, ha portato il contributo di una parte fondamentale il sistema informativo italiano, quello appunto delle agenzie di stampa che garantiscono il flusso delle notizie e sono spesso da input per il lavoro delle redazioni . “L’esperienza condotta dalla redazione dell’Agi – ha detto Marinaro – è un’esperienza che ha portato un risultato positivo e cioè quello di aver evitato il passaggio di proprietà agli Angelucci. Non è una battaglia definitivamente vinta, ma è un’importante segnale che se le redazioni fanno sentire la loro voce alla fine si riesce a raggiungere un risultato”.
Roberto Ginex, presidente dell’Inpgi, ha portato il suo contributo sottolineando come sono fondamentali le retribuzioni adeguate per arrivare a una assistenza pensionistica e previdenziale che sia degna di questo nome. “In questo momento appena 12.000 giornalisti italiani su oltre 100.000 sono lavoratori dipendenti, e solo 48.000 sono iscritti all’Istituto di previdenza. È necessario che passi prima possibile il provvedimento che riguarda l’equo compenso, perché proprio quella dei giornalisti è l’unica categoria che in questo momento non ha questa tutela nella salvaguardia dei salari e delle proprie prestazioni professionali”.
Roberto Leone, vicesegretario regionale vicario di Assostampa Sicilia, ha chiuso la manifestazione alla quale hanno partecipato oltre 50 giornalisti che si sono radunati davanti alla scalinata del teatro Massimo con accanto il grande striscione “Libertà di stampa uguale democrazia” ricordando come in questo momento sono sotto attacco proprio i poteri di controllo che sono fondamentali per l’effettivo svolgimento della vita di un paese democratico: “Con un Parlamento ormai quasi totalmente svuotato dei suoi poteri, con un potere esecutivo che tende ad essere sempre più forte, il controllo esercitato dalla magistratura anch’essa attacco e dal giornalismo, sono indispensabili perché i cittadini abbiano la garanzia di vivere in un paese in cui la democrazia non sia soltanto un’enunciazione, ma sia una realtà. Per questo è necessario che i giornalisti e le redazioni siano unite e compatte non solo nel difendere il contratto di lavoro ma la dignità stessa delle loro prestazioni. In primo luogo un giornalista è autonomo e indipendente quando anche economicamente può svolgere in maniera serena il proprio lavoro. E questo deve valere anche per i tanti precari che in questo momento hanno delle retribuzioni assolutamente indegne di un paese civile”.
In questi giorni sulle motivazioni dello sciopero sono interventi i Cdr e i fiduciari delle redazioni siciliane. Ecco i loro interventi.
Contratto, tutto quello che c’è da sapere sullo sciopero in quindici domande e risposte






