Una testimonianza storica di Sandro Morici
Il panettone ormai è il classico dolce natalizio che ha conquistato il mondo intero e qui a Castelbuono ne siamo ben consapevoli. Ma, se andiamo un po’ indietro nel tempo, potremmo scoprire una singolare concomitanza, che vado a raccontarvi.
Erano gli anni ’70 del secolo scorso ed io, giovane ingegnere, dipendente della Divisione Sicurezza e Controlli dell’allora C.N.E.N. (Comitato Nazionale Energia Nucleare, oggi E.N.E.A.) andavo in missione al Centro di calcolo di Bologna per far girare i miei programmi per le verifiche di sicurezza. A quei tempi non c’erano i p.c. (“personal computer”) da tavolo, ma soltanto dei grossi elaboratori elettronici, collocati appunto nei “Centri di calcolo”, sui quali noi analisti caricavamo il pacco di schede perforate, nelle quali era descritto un nostro programma di calcolo e dal quale uscivano i risultati, stampati su un pacco di carta chiamato “tabulato”.
Quel mio programma simulava il “massimo incidente credibile” nel reattore della centrale nucleare di Caorso, in quegli anni in costruzione e in via di approvazione istituzionale: in sostanza si valutava la crescita nel tempo della temperatura nel nocciolo del reattore in caso di massimo incidente dalla sigla “L.O.C.A. (Loss of Coolant Accident – Incidente di perdita di refrigerante), temperatura che non doveva superare certi limiti per l’intervento dei sistemi di sicurezza (in tal caso dei sistemi di refrigerazione di emergenza), evitando surriscaldamenti anomali con gravi conseguenze per l’intero impianto.
Ebbene, al Centro di calcolo di Bologna il mio collega ing. Ricci mi propose di completare le nostre verifiche di calcolo adottando un innovativo software di grafica: avremmo riportato i valori dei nostri calcoli su un diagramma che illustrava, istante per istante, lo sviluppo dell’andamento della temperatura nel nocciolo del reattore in seguito al grave incidente simulato, temperatura all’inizio crescente, come se lievitasse, poi stabilizzata e successivamente decrescente per l’effetto dell’intervento dei sistemi di emergenza. Insomma venne fuori un disegno con una curva che nel tempo acquisiva la forma della sagoma di un cappello.
Con il “tabulato” dei risultati della simulazione e con l’immagine che si componeva a sagoma di cappello ritornai a Roma e dopo alcuni giorni feci la mia relazione alla Commissione Tecnica: essa era composta da alti funzionari di una decina di Ministeri, che in seduta plenaria esprimevano il parere tecnico di approvazione di uno specifico “progetto particolareggiato” della centrale … nel nostro caso il progetto riguardava la refrigerazione del nocciolo del reattore e il funzionamento del sistema di emergenza in caso di incidente grave. Quando ho proiettato i risultati del programma grafico supplementare, con la visione della curva che simulava l’andamento della temperatura, conclusi con soddisfazione che quel disegno “a forma di cappello” forniva l’adeguata garanzia di sicurezza anche nel caso di grave emergenza in centrale. A quel punto il presidente della Commissione Tecnica mi ringraziò e aggiunse: “Ingegner Morici, oggi lei, oltre a riferirci sulle opportune verifiche indipendenti dell’analisi di sicurezza, ci ha fatto conoscere una promettente tecnologia di grafica computerizzata che non chiamerei “a forma di cappello”…. Piuttosto mi ricorda il panettone e, poiché siamo vicini al Natale, scambiamoci gli auguri all’insegna del “panettone del Morici!” Da quel giorno in ufficio ormai ero “l’uomo del panettone”… tecnologico, si capisce!
Ma non finisce qui: perché nell’estate successiva a Castelbuono incontrai l’amico di famiglia Mario Fiasconaro, affermato pasticciere del paese e amico di tutti per la sua straripante giovialità. Alla sua classica domanda: “Che si dice a Roma?” gli risposi: “Tutto bene, la famiglia cresce, buona salute e al lavoro … sono “l’uomo del panettone!” Ridendoci sopra gli raccontai la storia dell’ufficio e …chissà … in materia di lievitazione degli impasti… potrei avergli dato un’idea per il prospero futuro della sua azienda!