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Il Papa ricorda don Puglisi: come lui superare le paure e collaborare per una società giusta

Francesco ricorda il sacerdote siciliano ucciso trent’anni fa da Cosa Nostra per la sua opera incessante a favore dei più giovani e contro la mafia

Cinque anni fa, “nel 25esimo della morte martiriale”, era lì a Palermo sotto la palazzina numero 4 di Piazzetta Anita Garibaldi, nel quartiere Brancaccio, a porre un cuscino rosso dove, il 15 settembre 1993, di rosso c’era solo il sangue. Quello di padre Pino Puglisi, il sacerdote siciliano ucciso da un proiettile alla nuca da due killer assoldati da quella mafia che provava a contrastare attraverso i valori del Vangelo. Oggi, a 30 anni da quel brutale omicidio, Papa Francesco ricorda questo piccolo sacerdote siciliano e la sua grande opera compiuta per la Chiesa e per lo Stato. Lo fa su X (ex Twitter) tramite l’account @Pontifex in italiano, dove ha pubblicato due post in memoria di don Pino, beatificato nel maggio 2015, oggi commemorato anche dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in una dichiarazione su L’Osservatore Romano e da una serie di eventi a Palermo.

I post del Papa

“Don Pino Puglisi amava dire: ‘Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto’”, si legge nel primo post del Papa. “Sia questo l’invito per ciascuno a saper superare le tante paure e resistenze personali e a collaborare insieme per edificare una società giusta e fraterna”.

“Sull’esempio di Gesù, – è il secondo messaggio del Pontefice – don Pino Puglisi è andato fino in fondo all’amore: ha prediletto i piccoli e gli indifesi, li ha educati alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla. E ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”.

L’opera per i giovani

Un martire del nostro tempo, dunque, che si è distinto soprattutto per l’opera a favore dei più giovani che strappava dalla strada della micro criminalità e dalle sue illusioni dei facili guadagni, incitando invece i ragazzi a guardare oltre, a guardare in alto, a guardare a Dio che “ama sempre tramite qualcuno”, come amava ripetere. Insomma don Pino, “3P”, secondo il diminuitivo inventato dai suoi giovani, toglieva alle cosche un serbatoio utile quale potevano essere le periferie palermitane e i loro poveri abitanti.

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