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Inchiesta Catania su Rap e Oikos, 32 indagati tra politici, funzionari e imprenditori

La Procura di Catania ha presentato appello alla decisione del gip che ha rigettato il sequestro dei beni delle società Rap di Palermo e Oikos nell’ambito dell’inchiesta sui siti di discarica di Valanghe d’inverno e Tiritì.

Nei giorni scorsi Carabinieri del Noe e della sezione di Polizia giudiziaria hanno notificato un avviso di conclusione indagini a 32 indagati in cui si ipotizzano, a vario titolo, i reati di abusi nella gestione, il trattamento e lo smaltimento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti.
Chiusura indagine anche per due società, in persona dei rispettivi rappresentanti legali: la Rap di Palermo Spa e l’Oikos Spa. Secondo un capo d’imputazione, dalla Rap di Palermo sarebbero stati conferiti nelle discariche gestite dall’Oikos rifiuti urbani indifferenziati e non come frazione secca, come previsto, per l’inadeguatezza e l’inefficienza degli impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) fisso e mobile in uso nella discarica di Bellolampo. Secondo l’accusa, con la complicità di presidente, direttore generale, dirigenti generali della Rap, responsabili della discarica di Bellolampo e la società etnea Oikos avrebbero trasferito nelle discariche del Catanese rifiuti non trattati per fronteggiare l’emergenza rifiuti a Palermo e nei Comuni del comprensorio.
Questo, secondo la tesi della Procura di Catania, avrebbe permesso alle due società, Rap e Oikos, di conseguire ingenti guadagni. 
L’avviso di conclusione indagini è stato firmato dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, e vistata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Gli stessi magistrati che avevano chiesto misure personali e il sequestro dei beni delle due società indagate, che però il gip ha rigettato. Contro questa decisione del giudice per le indagini preliminari la Procura ha parzialmente presentato appello: tornando a chiedere la riforma della decisione con il sequestro dei beni della Rap di Palermo e dell’Oikos e la conseguente nomina di amministratori.

Nel lungo elenco degli indagati risultano Marcella Belfiore, Vincenzo Bonanno, Raimondo Burgio, Clarissa Calì, Gianfranco Cannova, Maurizio Cassarino, Giusto Catania, Salvatore Cocina, Francesco Fiorino, Pasquale Fradella, Sergio Gelardi, Gianfranco Grasso, Pasquale Roberto Li Causi, Giuseppe Lo Cicero, Francesco Lombardo, Sergio Marino, Giuseppe Norata, Leoluca Orlando, Nunzia Pappalardo, Maurizio Pirillo, Domenico Proto, Orazio Proto, Veronica Puglisi, Giuseppe Puleo, Antonino Putrone, Antonino Rotella, Vincenzo Sansone, Stefano Scammacca, Massimiliano Severino, Salvatore Maria Domenico Sudano, Riccardo Tenti, Natale Zuccarello.

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