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L’emozione del contatto ravvicinato con il “cuore pulsante” del Museo di arte contemporanea nella miniera di salgemma Italkali di Raffo

Finalmente, e aggiungo quasi con un pizzico di vergogna per non averlo fatto prima, ho visitato in presenza la miniera di salgemma di Raffo, una delle 33 frazioni di Petralia Soprana da cui dista circa due chilometri.

Tante volte mi ero ripromesso di vedere dal vivo questo luogo divenuto nel tempo un museo: il MACSS, Museo di Arte Contemporanea SottoSale, in essere per concessione della Società Italkali, che al suo interno ospita le sculture di salgemma rappresentando un caso unico di museo di arte contemporanea dentro una miniera attiva, gestito dall’omonima associazione Sottosale.

Il sito si è formato sei milioni di anni fa grazie ad una serie di rari eventi geologici e per il prosciugarsi del mar Mediterraneo. Azione che ha creato un giacimento di salgemma purissimo, a forma di uovo coricato, lungo quasi un km. Oggi, all’interno sito estrattivo della miniera di Sale Italkali di Raffo, sono attive gallerie che si estendono per oltre 80 chilometri, dove viene estratto circa l’85% del mercato nazionale del sale.

La visita all’interno dell’area museale è rigidamente sottoposta a procedure di sicurezza, tra l’altro si accede con caschetti di sicurezza e non è possibile l’accesso alla zona produttiva essendo la miniera attiva ed operativa. Si percorre un percorso, artistico, naturale e geologico molto particolare. Una suggestione che in un’ora circa permette di conoscere meglio la storia geologica della Sicilia, arricchita da testimonianze di arte contemporanea. Si snoda lungo un itinerario di 400 metri pianeggianti, lungo il quale la valente e appassionata Marianna con l’ausilio di Piero, operante all’interno della miniera oltre ad essere socio di Sottosale, hanno fornito al gruppo di cui ho fatto parte, circa una ventina di partecipanti provenienti da ogni parte della Sicilia, tutte le spiegazione utili a comprendere gli aspetti geologici del sito oltre a quelle riguardanti le opere d’arte che si incontrato lungo il percorso.

L’innovativa e culturale idea del museo è nata da Enzo Rinaldi (artista-scultore di Petralia Soprana) e Fabrizio Garghetti (fotografo milanese) che fin dalla loro visita nei sotterranei della miniera del 2011 hanno pensato alla creazione ed esposizione di sculture in salgemma. Lavoro non per niente semplice perché come affermato “il sale è un materiale duro ma instabile, quindi fino all’ultimo colpo di scalpello non si sa se la statua regge o si sgretola completamente.” Da questa idea e dal tanto duro lavoro è nata la biennale.

Con grande voglia di scoprire questa meraviglia della natura, fin dall’ingresso numero 3 della galleria del vento, ho sgranato gli occhi per accogliere nel modo migliore il bello che riserva questo pezzo di viscere della terra.

Superato il punto d’ingresso, dove realmente il vento o “il respiro della montagna” come raccontano le leggende del luogo, si accede alla prima zona, la più vecchia dal punto di vista estrattivo, dove sono presenti diversi pezzi di archeologia industriale e automezzi di lavoro ridotti, dall’azione erosiva del sale, ad un ammasso di ruggine. Poi, in sequenza museale le opere che compongono la cultura dell’arte del salgemma.

“Quaranta opere, frutto di 6 biennali (2011-2023, organizzate da Sottosale di Raffo ed Arte e Memoria del territorio di Milano) – si legge nella presentazione del sito ufficiale www.museosottosale.it – compongono il corpus di opere, che si snodano lungo un percorso artistico e geologico che ha dell’incredibile. Una suggestione che ci consente di scoprire la storia geologica della Sicilia arricchita da testimonianze artistiche contemporanee e archeologia industriale. Le sculture, realizzate all’esterno della miniera con grossi blocchi provenienti dal sito estrattivo, al termine della Biennale vengono ricollocate qui, dove un clima asciutto e privo di umidità le preserva”.

Tutto meravigliosamente coinvolgente ed emozionante dove ho avuto la netta sensazione di vivere quei momenti in un tutt’uno con il “cuore pulsante” della terra delle Madonie, la mia terra.

Un’esperienza che mi ha lasciato positive percezioni interiori. Un’esperienza che finalmente ho vissuto sulla mia pelle e non sui sentito dire che per quanto esaustivi non sono mai come l’aver vissuto questa meraviglia con i miei sensi, compresa quella leggera percezione della labbra salate, quasi a sentirsi al mare dopo un tuffo in acqua.

Peccato che l’accesso non è sempre fruibile. Il museo, infatti, apre soltanto in date straordinarie che vengono comunicate ai potenziali fruitori. Sarebbe bello lasciare sempre aperto ai visitatori l’ingresso 3 dove il “respiro della montagna” è sempre ben disponibile a dare il suo singolare e naturale benvenuto.

(Foto © Rosario Mazzola)

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