La notizia è di ieri: aperta la vendita dei biglietti per Italia-Israele, la partita, valida per le qualificazioni ai mondiali 2026, che si giocherà il 14 ottobre allo stadio Friuli di Udine. E subito mi balza in mente un pensiero. Perché Israele non è stato escluso da tutte le competizioni sportive internazionali? E forse è un concetto fin troppo ovvio se pensiamo che la Russia è stata giustamente squalificata per l’invasione in Ucraina, o come per 24 anni è accaduto al Sud Africa dell’Apartheid. Stesso e identico trattamento dovrebbe essere fatto per Israele per fatti molto più gravi come il genocidio in atto a Gaza.
Questo appuntamento sportivo divide l’opinione pubblica e la politica. All’Adnkronos, sull’argomento, sono intervenuti Mauro Berruto e Fabrizio Bittner, con idee opposte. Per il deputato Pd e responsabile Sport del partito “è una partita che non dovrebbe proprio essere giocata”, mentre per il responsabile Sport di Forza Italia “bisognerebbe invece abbassare i toni, e lo sport in questo aiuta”.
Berruto, che è uomo di sport, ne conosce i suoi valori profondi. E’ allenatore di pallavolo, già commissario tecnico della nazionale di pallavolo maschile italiana, poi direttore tecnico della nazionale italiana di tiro con l’arco, è stato anche amministratore delegato della Scuola Holden di Torino. Dall’ottobre del 2024 in Parlamento invita all’esclusione di Israele senza avere avuto riscontro positivo.
Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente nel 2021. Il politico del Partito Democratico è stato relatore al convegno che Lampedus’Amore organizzò in quell’anno, che era anche quello delle Olimpiadi di Tokyo del periodo Covid, Giochi che si sarebbero svolti da lì a pochi giorni (23 luglio – 8 agosto 2021). In quel convegno partecipò anche il sindaco di Castelbuono Mario Cicero rappresentando i valori del Giro podistico che dal 1912 si svolge nel centro delle Madonie.
Personalmente sono d’accordo con Berruto, sperando che la tensione si possa abbassare dal momento in cui sarà posta la parola fine al massacro di civili e bambini, in quella terra dove si muore anche per fame.