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Le emozioni di una festa “nuova”. Quest’anno Sant’Anna l’ho vissuta da “dentro”, ed è tutta un’altra cosa

Quello che nasce senza un’apparente ragione, che ti prende senza che te ne accorgi e ti mette dentro una “dimensione” che non avevi mai vissuto prima, spesso ti fa vedere le cose della vita in modo diverso, forse più complete, sicuramente più intense.

E’ quello che mi è successo quest’anno per la festa di Sant’Anna. E tutto questo non lo avevo messo in conto, non lo avevo lontanamente immaginato. Tutto è nato per caso. Ma una volta “dentro” sono stato preso dalle emozioni di vivere il contatto ravvicinato con la devozione alla Patrona come non mi era mai capitato prima.

In punta di piedi mi sono messo al servizio del Comitato dei festeggiamenti per dare il mio piccolo contributo all’organizzazione della festa patronale. Mi sono inserito in un gruppo che mi ha accolto come fossi uno di loro da sempre ed a loro va la mia gratitudine per tutto questo. Ho partecipato con sentimenti altalenanti. Spesso spaesato, sempre attento a “capire” i meccanismi dei miei compagni di viaggio, ricchi di pluriennale esperienza organizzativa.

Sono stati tanti momenti che hanno esaltato la mia voglia ed il mio desiderio di “scoprire” un mondo a me nuovo. Quasi con la stessa meraviglia di un bambino ho vissuto un’eperienza indelebile, quelle storie che ti fanno dire “quel giorno c’ero anch’io”.

Ed il momento più bello è stato sicuramente quello che mi ha visto essere portantino, nell’ultimo giorno della Novena, della statua di Sant’Anna. Pur tra mille difficoltà del neofita non mi sono tirato indietro, anzi ho fortemente voluto questo momento esaltante ed allo stesso tempo faticoso e difficile. Percorrere le strade dela paese con la Madre Sant’Anna a spalla mi ha fatto vivere sensazioni particolarissime. Il rullo dei tamburi, i bambini festosi con i coppi, i balconi illuminati e allestiti con coperte ricamate, stracolmi di gente che al nostro passaggio faceva sentire le preghiere di chi accoglieva il corteo lungo il percorso, quasi ad abbracciarlo stringendolo a se, e quelle più supplichevoli dei devoti, che ci seguivano a piedi scalzi, erano la forza per me novizio portantino alle prese con punti del tracciato veramente impegnativi con discese e salite da mettere a dura prova la resistenza delle braccia.

Alla fine il ritorno in chiesa, quello del Collegio, con la benedizione finale a consacrare per tutti la sentita riconoscenza alla mamma di Maria e nonna di Gesù. Adesso che è finita posso dire al alta voce di aver vissuto un’esperienza che ho già scolpito tra i ricordi più belli della mia vita. Viva Sant’Anna!

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